In questo periodo di riposo “forzato”, per fare un giro con la fantasia fra le vette di montagne altissime, abbiamo intervistato l’alpinista lucchese Riccardo Bergamini, Abituato alle imprese “quasi” impossibili. Riccardo è un orgoglio per la nostra città ed una vera eccellenza dello sport.
Riccardo, come sta vivendo lo sportivo che è in te questo brutto momento condizionato dal Coronavirus? Quanto ti mancano le montagne? “Oltre a desiderare di fare ciò che piace penso sia fondamentale capire e ricordarsi sempre quanto si è fortunati a svolgere una attività che ami. Le montagne mi mancano tantissimo, l’atmosfera, l’aria frizzante, la fatica, la soddisfazione della vetta, la rinuncia, i panorami, il sibilo del vento in cresta! Ma in questo preciso periodo è bene pensare che sono stato molto fortunato a viverle. Da sportivo sto vivendo questo momento come un normale cittadino, fortunatamente lavoro e ovviamente sono un po’ in apprensione per i familiari soprattutto più anziani, la mamma in primis, ma fiducioso per il futuro. Il mio motto è “c’è sempre speranza”, quindi anche durante i momenti più bui e delicati, cerco sempre di trovare e vedere il bene.”
Come ti tieni in forma? Riesci ad allenarti a casa? “Fortunatamente ho gli attrezzi per la ginnastica aerobica che svolgo quotidianamente e la mancanza delle salite in quota le ripiego intensificando la corsa. In casa e fuori casa in orari non “comuni” e in norma con il decreto governativo e le indicazioni del ministero della salute.”
Quali le tappe fondamentali nella tua ricca carriera da alpinista? “Una tappa fondamentale è avere avuto persone che hanno creduto in me. Non si vince mai da soli. C’è sempre una squadra d’appoggio, nonostante non si veda. Sentirti la fiducia degli altri crea una forza motrice quasi indistruttibile. Poi indiscutibilmente salire più di una montagna di oltre 8000 metri senza bombole d’ossigeno segna la propria carriera alpinistica per sempre”
Il momento più bello e quello più difficile durante le tue spedizioni? “Sarò banale, ma il momento più bello è il raggiungimento della cima. Ho realizzato vari primati, ho ricevuto molti premi e atti pubblici di merito da istituzioni e non. Ma la sensazione di calpestare una vetta dopo tanta fatica, tanti sacrifici, tante rinunce e tante paure è unica.”
La tua prossima meta? “Ho in programma per la seconda metà di ottobre una nuova spedizione in Himalaya. Una nuova salita tra i picchi più alti della terra. Il 12 settembre invece, presso la Fondazione Lazzareschi a Porcari, inaugurerò una bellissima mostra fotografica sulle mie spedizioni alpinistiche, dove i visitatori potranno ammirare gli immensi panorami, l’impresa sportiva e la vita della popolazioni locali. A corredo sarà ricostruito un vero “campo base” con tutta l’attrezzatura che serve e viene utilizzata per superare e vincere l’aria sottile.”