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Al Teatro del Giglio torna la prosa con “Tango del calcio di rigore”

Prosa • Stagione 2019-2020

TEATRO DEL GIGLIO Lucca

“Tango del calcio di rigore”

drammaturgia e regia Giorgio Gallione
con Neri Marcorè
e con Ugo Dighero, Rosanna Naddeo, Fabrizio Costella, Alessandro Pizzuto
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
musiche Paolo Silvestri

produzione Teatro Nazionale Genova

venerdì 7 e sabato 8 febbraio 2020 ore 21
domenica 9 febbraio 2020 ore 16
Teatro del Giglio

RECITA STRAORDINARIA FUORI ABBONAMENTO sabato 8 febbraio 2020 ore 16
biglietti in vendita al botteghino del teatro e online su TicketOne.it

A quarant’anni dai mondiali in Argentina, un bambino di allora rievoca storie di “futbol” e di politica, a cavallo tra mito, realismo magico e storia. 25 giugno 1978. All’Estadio Monumental di Buenos Aires si gioca Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è incandescente: l’Argentina deve vincere a tutti i costi. Seduto in tribuna d’onore c’è, infatti, il generale Jorge Videla, il burattinaio del mondiale, al potere dal golpe del 1976. Accanto a lui, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia P2, suo amico personale. La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa e chiude la più vasta e costosa operazione di propaganda politica a mezzo dello sport dopo le Olimpiadi tedesche del ’36. Almeno per una sera in Argentina si farà festa. Dal giorno dopo, però, i “voli della morte” riprenderanno puntuali e le Madri di Plaza de Mayo ricominceranno a chiedere giustizia.

Questo dolente “tango”, ballato al ritmo di un calcio di rigore, evoca storie e personaggi imprevedibili. Ecco il figlio del cowboy Butch Cassidy che arbitra, pistole alla mano, un surreale campionato giocato in Patagonia nel 1942. Oppure la “prima guerra del football”, sobillata dalla CIA e combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras; o l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, protagonista suo malgrado Gato Diaz, anziano portiere dell’Estrella Polar. E ancora la storia di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto dai militari di Pinochet a segnare un gol senza alcun avversario in campo. Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile, che forse sarebbe piaciuto a Osvaldo Soriano e a Ryszard Kapuscinzki.

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